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Persona e Lavoro
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OFFERTA LIBERA

Dopo tutto, ogni sfida è un atto di fede...

Mia madre era una ragazza

di Andrea Contin

Copertina di Luca Babolin

Ritratto di ex prete, 2021

Se un dì di te - Canzoni d'amore e di abbandono

      Se un dì di te – Paolo Perini

Luca Canterletti, ex prete, protagonista di uno scandalo a luci rosse quindici anni prima, viene trovato morto in casa sua, una mattina di fine ottobre. Cominciano le indagini ed i misteri.

Chi è stato?

Il giorno prima del funerale, la sorella Lina ritrova sotterrati nel “Prato Erotico” una serie di piccoli libri, sei, ed alcune lettere, dieci, scritte da lui.
Una storia di scelte, coincidenze e destini. Il càhos, praticamente.

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“Dal 2 agosto era un libro,

dal 21 dicembre la mia vita è un romanzo.

 Il romanzo di uno che è nato quattro volte

senza ancora mai morire davvero una sola volta”.

Andrea Contin

Andrea Contin è nato ad Agosto del 1968. Ha intrapreso studi classici, giuridici e teologici. È ordinato prete nel 1997. È socio fondatore dell’onlus “Progetto Senes”. Nel 2017 viene ridotto allo stato laicale. Ora studia il moto gravitazionale delle mele in caduta libera dall’albero, alleva dinosauri e nel tempo libero ascolta i giganti dei boschi della valle del Primiero e del Vanoi.

“Lì l’auto e le paure mi spinsero e lì mi lasciai cadere. Vi rimasi per un’ora dopo tre ore di auto. C’è un’iscrizione sul faro di Savudrija: MDCCCXVIII. Il mio calendario diceva altro. Avevo dormito per l’ultima volta nella canonica la sera prima, sfinito, tra il furibondo e l’impassibile. Verso le 15 avevo incontrato il Vescovo. Alle 11, dopo la perquisizione, mi avevano portato in caserma. Telefonai a casa col cellulare di un avvocato. Il mio era sequestrato. Fuori vedevo ronzare i giornalisti. Rispose mia madre”.

Tintoretto

Vittoria di Punta Salvore e cattura di Ottone e di molti baroni, 1605

Opera di Domenico Robusti, figlio del Tintoretto.
Celebra la vittoria navale avvenuta nel 1177 nel conflitto tra la Repubblica di Venezia e il Sacro Romano Impero a Punta Salvore (Savudrija).
La flotta veneziana era guidata dal doge Sebastiano Ziani e da Nicola Contarini, la flotta del Sacro Romano Impero era capitanata da Ottone I di Borgogna, figlio dell’imperatore Federico Barbarossa. Lo scontro durò sei ore. I veneziani riuscirono a catturare 45 navi avversarie e ad affondarne molte altre, nonché a far prigioniero il comandante avversario Ottone I.

Gustave Courbet

L'origine del mondo, 1866

“E adesso ti farò vedere la mia piccola tela. Tu non dire niente. Indovinerà chi potrà. La chiamai “L’origine del mondo”. Sono settantasei  per settantasei. Dove sta nascendo qualcosa c’è sempre vento. E guarda… guarda la luce che sa fare il vento. Ho studiato mesi e mesi per vedere questa luce e riaccenderla esatta qui.”

“Stava finendo l’estate del 1849, ero pieno di nostalgia e di desiderio di cose pulite, andai a fare visita alla mia famiglia. Fu allora che nacque questo Quadro di figure umane, narrazione di un funerale a Ornans. 21 metri quadrati. Ero trentenne. Guarda. E’ tramonto, quasi autunno; davanti, al centro, nascosta, una fossa. Sta davanti, ma quello che succede lì dentro non interessa. Le esequie le ruotano attorno. I funerali sono pieni di vivi, mica di morti. Non c’è mai il morto al funerale. Attorno, nessuna altra tomba. È una tela gigantesca per un fatto piccolo. Il più qualsiasi dei fatti”.

Gustave Courbet

Funerale ad Ornans, 1849-1850

Gustave Courbet

Il ritorno dalla Conferenza 1863

“Vinsi la medaglia d’oro del Salon, ma non riuscii a vendere il dipinto. Lo tenni con me. Nel 1881 fu messo in vendita all’hotel Drouot. Venne comprato da un anonimo. Venti anni dopo, l’opera venne scovata nella galleria di Georges Petit. Un giorno un nobile signorotto si indignò furiosamente davanti al dipinto, dicendo che era una cosa semplicemente empia. Convinse Petit di venderglielo. Dopo alcuni giorni, Petit ricevette una lettera del nobile signore, bigotto. Scriveva che aveva acquistato il dipinto solo per il piacere di poterlo… distruggere. “Col fuoco”.
La lettera concludevasi così: “Affinchè non rimanga traccia e Dio perdoni il diavolo!”.  E così, nessuno al mondo, mai più, vide i sette preti spersi nella valle della Loue, che… tornavano dalla Conferenza.”

“Te lo racconto. Allora. Parla di te. C’è un’unica strada. E loro sette si sono persi! Sono spaesati. Vagano. Ma come si fa a perdersi quando c’è un’unica strada?
C’è un torrente, oltre la strada, ed un ponte che non serve a nulla, come quelli dei presepi. Ci sono tre curve e c’è tutto il marrone di novembre. Non c’è neanche una briciola di cielo. Sette preti stanno tornando da una riunione, che chiamano “congrega”, “conferenza”. Sono sette sorrisi amari in veste talare e portano tra le mani crocifisso e breviario. Uno rimane indietro e pare voglia tornare indietro. Uno, calvo, tenta un canto con le braccia alzate; un altro, magrissimo, indica una direzione; quello più grosso cerca uno spazio dove sdraiarsi; uno paonazzo beve ancora dal fiasco; uno tenta di aprire il breviario; uno, con gli occhiali, ha gli occhi chiusi. Quello rimasto indietro, piange e ride tracciando un girotondo a braccia allargate, cercando aria per respirare e guardare altrove. Davanti alla combriccola, c’è un albero vestito d’autunno. E’ l’unico che sa dove si trova. Scavata nel suo tronco, c’è una nicchia dove piange una madonnina. Per ovvi motivi. Non c’è traccia di campanili. Il loro dio non li sta certamente cercando, forse li sta aspettando sulla soglia delle loro canoniche. Sa che torneranno. Tanto tornano sempre, perché non sanno dove altro andare. Sette poveri preti ubriachi.